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La guerra per procura con il rischio di far saltare tutto!

23-03-2022 09:27

Luigi Camilloni

Attualità, Guerra, Ucraina, Zelensky, Nato, Russia, USA,

Fornendo all’Ucraina armi e intelligence, gli Stati Uniti e la NATO stanno conducendo una guerra per procura contro la Russia

È chiaro a tutti che fornendo all’Ucraina armi, munizioni e intelligence, gli Stati Uniti e la NATO stanno conducendo una guerra per procura contro la Russia.

Nel suo discorso al Congresso, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto a Washington di “fare di più”. Cioè, ha chiesto il coinvolgimento degli Stati Uniti. Ma gli Stati Uniti e la NATO stanno già spingendo il loro sostegno all’Ucraina in una zona di forte pericolo dove è in aumento il rischio di un confronto diretto USA/NATO con la Russia. Allo stesso tempo, i negoziati tra Kiev e Mosca suggeriscono che una soluzione diplomatica della guerra è a portata di mano.

Questo è il vero sforzo per porre fine alla guerra su cui dovrebbe concentrarsi Washington.

Perché dovrebbe esserci la preoccupazione che gli Stati Uniti possano essere coinvolti militarmente nel conflitto in Ucraina? Dopotutto, alti funzionari degli Stati Uniti (e della NATO) hanno affermato in più occasioni che gli Stati Uniti non invieranno forze di combattimento in Ucraina, né imporranno una no-fly zone sopra l’Ucraina. Come ha dichiarato Biden l’11 marzo: «Non combatteremo una guerra contro la Russia in Ucraina. Il confronto diretto tra NATO e Russia è la terza guerra mondiale, qualcosa che dobbiamo sforzarci di prevenire». Questa è la politica corretta e non c’è motivo di dubitare della sincerità di Biden su questo punto. Tuttavia, altri presidenti hanno preso impegni simili. E poi li hanno disattesi.

Nel 1916, Woodrow Wilson si candidò per la rielezione alla Presidenza dichiarando pubblicamente che «Ci teniamo fuori dalla guerra». Poi l’anno successivo lo steso presidente portò gli Stati Uniti nella prima guerra mondiale…

In un discorso del 30 ottobre 1940 a Boston, Franklin D. Roosevelt disse: «I nostri ragazzi non saranno inviati in nessuna guerra straniera».  Poco più di un anno dopo, gli Stati Uniti erano in guerra sia con la Germania che con il Giappone…

Nel 1964, Lyndon B. Johnson dichiarò che «Non abbiamo intenzione di mandare ragazzi americani a nove o 10.000 miglia dalle loro case per fare ciò che i ragazzi asiatici dovrebbero fare da soli». Entro la metà del 1965, le truppe americane stavano combattendo una guerra nel Vietnam del Sud che alla fine avrebbe causato la morte di 58.000 americani.

Nel bene e nel male, nella politica internazionale, i giorni della ‘diplomazia da gabinetto’ sono passati da un pezzo. Negli Stati Uniti, il Congresso e l’opinione pubblica possono spingere i vari Governi, o essere addirittura manipolate loro esse, ad adottare politiche poco sagge, sotto pressioni anche dal mainstream.

Inoltre, l’apertura del sistema politico americano consente alle ‘comunità’ che vivono negli Stati Uniti di influenzare le decisioni di politica estera di Washington.

Questo può essere tranquillamente fatto, in modo perfettamente legale, utilizzando le relazioni pubbliche e le aziende di lobbying che formando comitati di azione politica possono fornire contributi alla campagna elettorale

L’esempio più noto è, ovviamente, l’AIPAC (l’American Israel Political Action Committee), che ha avuto un impatto enorme e in gran parte nefasto sulla politica americana in Medio Oriente.

Oggi c’è una ‘comunità’ ucraina attiva, ben finanziata che fa pressioni per un sostegno americano più forte a Kiev. Negli Stati Uniti (e in Europa) l’Ucraina sta chiaramente vincendo la guerra in termini di gestione della percezione.

Dallo scoppio della guerra, l’ex presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha tirato fuori tutte le sue doti da attore e uomo di spettacolo per influenzare l’opinione pubblica americana ed europea. Ha lanciato con successo l’Ucraina come difensore della democrazia in quella che il presidente Joe Biden ha definito (anche prima della guerra) una lotta globale tra democrazia e autocrazia.

Ora è normale vedere i giornalisti americani ed europei descrivere l’Ucraina come una democrazia. Indubbiamente un ottimo risultato dal punto di vista mediatico.

Anche se Freedom House, riconosciuta come autorità, classifica il sistema politico interno dell’Ucraina solo come “parzialmente libero”. Allo stesso modo, Transparency.org, che classifica 180 paesi (dal meno al più corrotto), pone l’Ucraina alla posizione 122, il che la rende uno dei governi più corrotti del mondo.

Sia Freedom House che Transparency osservano che la corruzione è dilagante in Ucraina. Qualunque cosa sia l’Ucraina, è tutt’altro che un modello di democrazia. Eppure Zelensky, e i sostenitori di Kiev negli Stati Uniti ed in Europa, hanno mascherato con successo i difetti di governo dell’Ucraina e l’hanno trasformata nell’incarnazione della virtù democratica. Le capacità di recitazione di Zelensky sono state mostrate ampiamente nel suo discorso al Congresso degli USA e durante il suo intervento in collegamento video con il Parlamento italiano.

Ha giocato la carta della simpatia sia con gli americani che con gli europei.

Ha sfidato gli Stati Uniti a “fare di più” per l’Ucraina; chiedendo specificamente, ancora una volta, una no-fly zone e armando l’Ucraina con caccia a reazione e sistemi di difesa aerea più potenti. Ha suggerito, senza troppa sottigliezza, che Biden non stava esercitando abbastanza leadership durante la crisi. Ha interpretato le emozioni dell’America mostrando scene strazianti della morte e della distruzione che l’Ucraina ha subito durante la guerra. Ha paragonato la difficile situazione dell’Ucraina a quella degli Stati Uniti dopo l’11 settembre e Pearl Harbor. Anche prima del discorso di Zelensky, i discorsi sulle “atrocità” russe e sui “crimini di guerra” si sono diffusi da Kiev alla tangenziale, e sono ripresi dai media americani, che hanno abbandonato ogni parvenza di obiettività ed è diventata una cheerleader per l’Ucraina.

«Ci sono migliaia di feriti, decine di migliaia di famiglie distrutte. Milioni di case abbandonate. Tutto questo a causa di una persona. Nelle città seppelliscono i morti nelle fosse comuni e nei parchi. Ogni giorno di guerra toglierà la vita ad altri bambini, sono 117 fino ad ora ma non è finita. I missili russi non smettono di uccidere – continua il leader ucraino – Alcune città sono del tutto distrutte, come Mariupol, dove c’erano mezzo milione di persone come a Genova. Ora ci sono solo rovine, immaginate Genova completamente bruciata dopo tre settimane di assedio ha detto Zelensky durante il video collegamento davanti al Parlamento italiano..

In qualità di leader dell’Ucraina, Zelensky ha un interesse acquisito nel portare l’ago geopolitico più vicino per aprire l’intervento militare degli Stati Uniti e della NATO.

A giudicare dalle prime reazioni, il suo intervento è stato un successo.

Jennifer Rubin del Washington Post ha elogiato «l’appello di Zelensky affinché gli Stati Uniti mettano fine alla loro riluttanza a fornire una leadership internazionale» e per «aver scosso la concezione delle democrazie occidentali sugli obblighi delle loro nazioni nei confronti delle altre democrazie». (Anche se l’Ucraina non è una democrazia..).

L’editorialista David Ignatius è intervenuto chiedendo la “sconfitta totale” della Russia che, ha affermato, come la sconfitta di Germania e Giappone nella seconda guerra mondiale, potrebbe portare alla «ricostruzione democratica della Russia». Ignatius ha anche sostenuto l’aumento dell’assistenza militare all’Ucraina: «Trasferiamo più missili anticarro e antiaerei attraverso i quattro paesi della NATO che confinano con l’Ucraina. Forniamo missili antiaerei più grandi e avanzati, non solo Stinger a spalla. Inviamo più dei droni di fabbricazione turca che sono stati così letali. Consegnamo missili antinave per smussare il dominio russo sulla costa del Mar Nero. Inviamo più carburante e munizioni».

Anche prima che Zelensky parlasse, l’umore in America era diventato febbrile con i membri del Congresso e gli esperti che avanzavano ogni sorta di pensieri più stravaganti – dal cambio di regime a Mosca all’assassinio di Putin. Ovviamente tutte pressioni su Biden affinché fornisse un’assistenza più solida all’Ucraina .

Queste pressioni – da parte del Congresso, dei media specialmente e (potenzialmente poco) del pubblico – stanno crescendo a un punto in cui la determinazione dell’amministrazione Biden di rimanere fuori dal conflitto si sta dissolvendo.

Il discorso di Zelensky ha spinto gli Stati Uniti più vicini a “scivolare in guerra”.

Dopo il discorso di Zalensky, Biden ha definito il presidente russo Vladimir Putin un «criminale di guerra» e ha annunciato un nuovo incontro di assistenza militare per l’Ucraina, che il Financial Times ha definito «una significativa escalation da parte di Washington», del valore di 1 miliardo di dollari e che include sistemi d’arma avanzati come sofisticati droni armati. Attraverso la NATO, Washington sta anche facendo in modo che la Slovacchia fornisca a Kiev l’avanzato sistema missilistico antiaereo S-300.

Dall’inizio della guerra, Zelensky si è esibito in una performance da attore protagonista degna da Oscar.Tuttavia, gli interessi dell’Ucraina e quelli americani non sono coerenti.

Come osserva l’editorialista del Wall Street Journal Peggy Noonan «La grande e primaria missione di Zelensky è quella di salvare il suo paese… Per dirla in parole povere, è nel suo interesse ampliare il conflitto se può protegge l’Ucraina. Quindi il cerino è nelle mani dei suoi alleati che devono preoccuparsi di non ampliare il conflitto.

È tempo che Washington faccia un passo indietro e, prima che sia troppo tardi, disinneschi la crescente crisi sull’Ucraina. Questa è forse la crisi internazionale più grave dall’ottobre 1962, quando l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti si sono scontrati nella crisi dei missili cubani.

È lecito chiedersi se coloro che chiedono un’azione potenziata degli Stati Uniti a sostegno dell’Ucraina si rendano conto di quanto possano facilmente trovarsi in una guerra gli USA e la Russia, paesi entrambi armati fino ai denti di armi nucleari.

C’è un ‘ricorso storico’ di vichiana memoria che vale la pena riflettere.

La prima guerra mondiale fu innescata dal 28 giugno 1914, con l’assassinio dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando. Eppure, durante quella che è diventata nota come la crisi di luglio, la maggior parte degli europei non era a conoscenza della conflagrazione che stava per travolgerli.

In effetti, è stato solo nell’ultima settimana prima dello scoppio della guerra (il 1° agosto) che i politici hanno compreso i pericoli che hanno dovuto affrontare.

Ci sono già campanelli d’allarme che dovrebbero allertare i responsabili politici statunitensi (ed europei) sui pericoli di questa crisi e farli tornare indietro prima che, come gli europei nel 1914, sprofondano in una guerra più ampia. 

Dall’inizio della guerra, gli Stati Uniti e la NATO hanno incanalato rifornimenti militari – e combattenti volontari provenienti dall’Occidente – in Ucraina attraverso i membri della NATO che confinano con l’Ucraina, in particolare Polonia e Romania.

Fino ad ora il presupposto (o la speranza) prevalente a Washington e in Europa era che i combattimenti rimarranno confinati al territorio ucraino e si eviterà un conflitto diretto con la Russia.

Tuttavia, il portavoce del Cremlino ha indicato che i convogli di rifornimenti della NATO diretti in Ucraina sono “bersagli legittimi”. I recenti attacchi missilistici russi alle basi militari e agli aeroporti dell’Ucraina occidentale, incluso un attacco a una struttura militare a circa dieci miglia dal confine polacco, hanno aumentato le possibilità di uno scontro armato tra la Russia e l’alleanza NATO a guida americana.

A Washington (e in Europa), coloro che chiedono un sostegno militare rafforzato per Kiev apparentemente presumono che il Cremlino rimarrà passivo mentre le sue truppe verranno uccise con armi e munizioni fornite dagli Stati Uniti e dalla NATO. Questa è una scommessa grande e pericolosa. La politica più saggia per gli Stati Uniti è di attenuare la crisi e trovare una strada diplomatica.

Ogni guerra o crisi ha delle cause immediate cause antecedenti (o di fondo).

La causa immediata di questa guerra è la decisione del presidente russo Vladimir Putin di invadere l’Ucraina.

Ci sono due determinate cause di fondo della guerra in Ucraina. In primo luogo, è ciò che il diplomatico americano George F. Kennan (nel suo famoso “Long Telegram” del 1946) definì  «l’istintivo e tradizionale senso di insicurezza russo».

Il secondo è l’espansione della NATO, che ha toccato i nervi dell’insicurezza russa.

Più controverso, potrebbe esserci una terza causa di fondo: le decisioni politiche di Washington e dell’Europa a cui si aggiungono anche le possibili reazioni della Cina.

A tal proposito vi sono due articoli del Global Times che dovrebbero far riflettere la diplomazia occidentale sui messaggi che vengono lanciati: «Il conflitto Russia-Ucraina può essere considerato un'”anteprima” dei possibili atti degli USA in Asia» e «La crisi ucraina spinge l’India a riflettere sui legami con l’Occidente, a riscoprire una posizione dignitosa».